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Paolopar​ò​n

by Paoloparòn

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1.
2.
Respiro l’estate che torna dai campi la sera Sotto sciami sudati ricerco il mio tempo bambino Primavera del destino che non ci ritorna mai per intero Nei sogni appoggiati dall’afa sul letto Occhi a scoprire altri occhi ma le mani impaurite E l’autunno troppo presto scende a firmare il ricordo E se non sono mai partito è perché credevo Che questo sogno durasse in eterno Strade diventano strade se il loro cammino si incrocia col nostro Angoli persi nell’ombra che ancora risuonano un nostro delirio E treni a spazzare distanze dialetti e bottiglie di marche mai viste Inseguo i ricordi dei grilli che stanno al silenzio come al cielo le stelle Sulla riva del fiume che ha visto strapparci le toppe dal fondo del cuore Finchè l’alba stupita ci chiama al dovere di tornare nel letto a sognare E gli anni che si danno il cambio Ricordano che niente è in eterno Nei cassetti ammucchiate restano le ore d'estate
3.
Il cielo spoglio dall'indecisione/ avvolge il treno confondendosi al mare/ finché il Ponte della Libertà/ non rimorchierà il vascello/ nella pancia del pesce I pali dall'acqua salutano/ abbracciati contro uno sfondo blu acciaio/ sul Ponte dei Scalzi si levan le scarpe/ gli addii e gli incontri prima/ di sparire in canale Ma in punta di piedi riaffiorano/ se gli anni li richiamano a corte/ se i capelli profumano d'uva/ se dietro un uscio si riesce a sentire/ l'allegria di una festa Ti ritrovo qui adesso/ e hai la voce di sempre/ la tua voce continua la mia/ e si perde tra calli e campielli/ come i piccioni in cerca del cielo/ tra le altane e i pansé Il canal della Giudecca ci sorprende/ mentre assorti vagavamo tra i fantasmi/ provando a ricordarne tutti i nomi/ e parole di vecchie canzoni/ riportate dal mare Il sole pigro che si appoggia alla laguna/ inonda d'oro anche i camini di Marghera/ tutto a Zattere ha il colore della birra/ e la schiuma spruzza anche noi/ quasi ubriachi ormai Quando il buio si riprende l'orizzonte/ e a Sacca Fisola si accendono i tinelli/ le mani si imbarazzano a sfiorarsi/ e non possiamo che rider di noi/ e finire il bicchiere Ti ho ritrovata qui adesso/ e hai la voce di sempre/ la tua voce continua la mia/ e si perde tra calli e campielli/ come i piccioni in cerca del cielo/ tra le altane e i pansé Poi nascosto dal rumore del vagone/ in un abbraccio il più a lungo che potevo/ svuotavo maldestro le tasche dai silenzi/ senza accorgermi di quanto di te/ era ancora impigliato in me E quando domani/ sarai di nuovo solo una foto/ e la tua eco malinconia/ penserò a questa piccola sera/ come un riflesso che l'onda/ si porta con sé
4.
Sputati qui e adesso, tra asfalto e parquet dopo quattro lunghi lustri di giochi e nessun premio si ritirarono senza infamia al tavolo di un bar per provare senza troppo sforzo a tapparsi gli occhi Le parole dalle tasche e dai cerchi grigi di fumo non mancavano, quelle, e si azzuffavano sul legno spoglie esangui e stropicciate di intuizioni in allarme di un disegno così ingenuo da non poter non esser vero. E da fuori il tonfo assente delle bombe di nascosto il silenzio crivellato dagli sguardi vuoti degli astanti Quante cravatte ignorate a demolire le pietre d'angolo ostentare sorrisi alla cassa reclamando il resto Le parole rotolavano e se ne perdeva un po’ la forma o era l’aria che mancava o un orecchio ad aspettarle sputato lì per terra aspettando di tornare in grembo dopo quattro lustri anche un sasso si porrebbe una domanda Essere nulla o essere uno non è un sistema binario è l'oceano che separa il pensiero dalle mani è la sentenza finale, ciclopico fardello, assunto o solo il proprio mestiere. E da fuori le macerie delle case popolari in costruzione la distanza di un profumo colmata in megabytes i teatri per la strada e i comodi loggioni catodici chi ha ancora voce parli e chi ha orecchie se può ascolti.
5.
Il mare ci porta il mare ci appoggia il mare ci mostra la vertigine L'orizzonte è alto per fingere agli occhi che la terra ci abbracci ma in fondo c'è solo il mare Il mare ci porta il mare ci annega il mare ci leva il peso dei piedi Il mare ci libera piegati dalla polvere ci illude sinuoso dalla sicurezza di un porto Ma il viaggio non è il mare il viaggio imbriglia l'ignoto nel segmento di un tempo da dolore a dolore Ma il tempo non è il mare il tempo immobile senz'onda rovesciati a galleggiare sono stracci di pelle e sale tendini e sale ossa e sale

about

Scritto, cantato e suonato da Paoloparòn
Registrato nel marzo 2013 nel salotto di via Petrarca a Udine
Mixato da Enrico Berto al Mushroom Studio di Frisanco (PN)

credits

released April 22, 2013

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Paoloparòn Udine, Italy

Canzoni sbilenche e qualche strumento rudimentale. Dal 1995.

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